< Le rime di M. Francesco Petrarca
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Sonetto CLXII
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SONETTO CLXII.
D
I dì in dì vo cangiando il viso, e ’l pelo: Nè però smorso i dolci inescati ami;
Nè sbranco i verdi, ed invescati rami
4De l’arbor che nè Sol cura, nè gielo.
Senz’acqua il mare, e senza stelle il cielo
Fia inanzi, ch’io non sempre tema, e brami
La sua bell’ombra; e ch’i’ non odi, ed ami
8L’alta piaga amorosa, che mal celo.
Non spero del mio affanno aver mai posa
Infin ch’i’ mi disosso, e snervo, e spolpo,
11O la nemica mia pietà n’avesse.
Esser può in prima ogni impossibil cosa,
Ch’altri che Morte, od ella sani ’l colpo
14Ch’Amor co’ suoi begli occhi al cor m’impresse.
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