< Le rime di M. Francesco Petrarca
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Sonetto CLXIII Sonetto CLXV

SONETTO CLXIV.


L
’Aura celeste che ’n quel verde Lauro

     Spira ov’Amor ferì nel fianco Apollo,
     Ed a me pose un dolce giogo al collo,
     4Tal, che mia libertà tardi restauro;
Può quello in me che nel gran vecchio Mauro
     Medusa, quando in selce trasformollo:
     Ne posso dal bel nodo omai dar crollo,
     8Là ’ve'l Sol perde, non pur l’ambra, o l’auro:
Dico le chiome bionde, e ’l crespo laccio
     Che sì soavemente lega, e stringe
     11L’alma, che d’umiltate, e non d’altr’armo.
L’ombra sua sola fa ’l mio core un ghiaccio,
     E di bianca paura il viso tinge:
     14Ma gli occhi hanno virtù di farne un marmo.

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