< Le rime di M. Francesco Petrarca
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Sonetto XXXI Sonetto XXXIII

SONETTO XXXII.


S
’Amore, o Morte non dà qualche stroppio

     A la tela novella ch’ora ordisco;
     E s’io mi svolvo dal tenace visco,
     4Mentre che l’un coll’altro vero accoppio;
I’ farò forse un mio lavor sì doppio
     Tra lo stil de’ moderni e ’l sermon prisco;
     Che (paventosamente a dirlo ardisco)
     8Infin' a Roma n’udirai lo scoppio.
Ma però che mi manca a fornir l’opra
     Alquanto delle fila benedette
     11Ch’avanzaro a quel mio diletto Padre;
Perchè tien’ verso me le man sì strette,
     Contra tua usanza? I’ prego che tu l’opra:
     14E vedrai riuscir cose leggiadre.

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