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Purgatorio | ► |
Nel mezzo del camin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura;
Che la diritta via era smarrita:
Et quanto a dir qual era, è cosa dura
Esta selva selvaggia et aspra et forte;
Che nel pensier rinuova la paura.
Tant’è amara; che poco è più morte.
Ma per trattar del ben, ch’i’ vi trovai;
Dirò de l’altre cose, ch’i’ v’ho scorte.
I non so ben ridir, com’i’ v’entrai;
Tant’era pien di sonno in su quel punto,
Che la verace via abbandonai.
Ma po ch’i fui al pie d’un colle giunto
La, dove terminava quella valle,
Che m’avea di paura il cor compunto;
Guarda' in alto; et vidi le sue spalle
vestite gia d’e raggi del pianeta
che mena dritt'altrui per ogni calle.
Allhor fu la paura un poco queta;
che nel lago del cor mera durata
La notte ch’i passai con tanta piéta.
Et come quei; che con lena affannata
uscito fuor del pelago alla riva
Si volge a l’acqua perigliosa, et guata;
Cosí l'animo mio, ch’anchor fuggiva,
Si vols’a retro a rimirar lo passo;
che non lascio giammai persona viva.
Po c'hei posat’un poco’l corpo lasso;
Ripresi via per la piaggia diserta,
Si ch'l pie fermo sempr'era'l più basso.
A le qua poi se tu vorrai salire;
Anima fia a ciò di me più degna:
Con lei ti lascerò nel mi' partire:
Che quello imperador, che la su regna;
Per ch’i' fu' ribellante a la sua legge;
Non vuol, che 'n sua città per me si vegna,
In tutte parti impera, et quivi regge:
Quivi è la sua città, et l’alto seggio:
O felice colui, cu’ ivi elegge.
Et io a lui; Poeta i' ti richeggo
Per quello Dio, che tu non conoscesti
Acciò ch'i' fugga questo male et peggio;
Che tu mi meni la, dov'hor dicesti;
Si ch’i' vegga la porta di san Pietro,
Et color, cu' tu fai cotanto mesti.
Allhor si mose; et io li tenni dietro.
CANTO II
Lo gorno se n'andava; et l'aer bruno
Toglieva glianima, che sono in terra,
Da le fatiche loro: et io sol uno
M’appdrecchiava a sostener la guerra
Si del camino, et si de la pietate;
che ritrarra la mente, che non erra.
O Muse, o alto ’ngegno hor m'aiutate:
O mente; che scrivesti, ciò ch’i' vidi;
Qui si parrà la tua nobilitate.
I' comincia; Poeta, che mi guidi,
Guarda la mia virtù, s'ell'è possente,
Anzi ch’a lalto passo tu mi fidi.
I premerci di mi concetto il fuco Viu pienamente:ma perch’i non l’habbot Non Jèn^t tema a dicer mi conduco: C he non è mprefu ¿¿pigliar a gibbo Defcriuer fondo a tutto luniuerfò ) Ne da lmouatchechiami mamma,o babbo• M a quelle donne aiutino’l mio uerfò, ch’aiutar Amphion a chiuder Ihebe) Si che dal fitto il dir non fi a diuerfò. O foura tutte mal creata plebe) che fhti nel loco,onde parlare è duro Me fòjh fhtte qui pecore,o febe* C omc noi fummo <gu nel pozzo faro Sotto i pie del ggtnte affài più baffiy Et io guarda# anchor all’alto muro5 D icer udimi,giArdaycovie pajfi: E a fiyche tu non atlchi con le piante Le te/k- de fratei mi/èri laffì: P erch’i mi uolfiyet uidimi dauante Et fotto piedi un lag))che per <glo Hauea di uetroyetnon d’acqua fèmbiante• N on fece al corfo fuo fi groffò uelo Di uerno la Danoia m Aufkricch Ne7 Tanai la fòtto’l freddo cielo3 C ornerà quiui.che fe Tabernicch vi fòffe fu caduto,o Pictrapana; No» hauria pur da l’orlo fitto cricch. E t com a gracidar fi fht la rana Col mufo fùor de laequa,quando fogna Di Jfigolar fouente la uiUana5 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/159 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/160 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/161 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/162 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/163 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/164 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/165 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/166 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/167 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/168 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/169 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/170 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/171 Pagina:Alighieri - Le terze rime, Aldo, 1502.djvu/172