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Risveglio - Dialogo Risveglio - Ancora nel vecchio parco

ABENÈZER


 
Abenèzer è un vecchio, un mesto e dolce
vecchio dagli occhi azzurri, due strani occhi
che forse han molto pianto (io dico: forse),
ma in un tempo lontano; ora son limpidi
come il ciel, dopo un lungo temporale.
Abenèzer dinanzi alla sua nera
scrivania, tra i volumi neri, e tutto
coperto anch’egli d’una nera toga,
oggi non è tranquillo, oggi non trova
carta nè penna docili, gli cade
di mano tutto, i suoi libri rifiutano
d’aprirsi obbedienti...

                                            È forse l’aria
troppo viva, Abenèzer?... Dalle aperte
finestre entra un odore, un fresco odore
di foglie nove e di cielo sereno...
Ecco, ha smesso Abenèzer di cercare
tra’ suoi volumi, e sulla sedia, inerte,
con gli occhi alla campagna ampia, rimane
perso in un sogno antico...
                                    — Eh via che l’ora
fugge! —
         È già in piedi, ad ogni libro toglie
la polvere con cura e piega e ammonta
le carte sparse; ad ogni oggetto assegna
un posto novo e nella stanza, a mano
a mano, tutto par sorrida e brilli...
Abenèzer, chi aspetti? In festa frusciano
le tende alle finestre, entra più forte
l’odor del novo verde e dei nascenti
fiori... Il cielo ha il color di quel lontano
Aprile... ti ricordi?... Son passati
tanti anni!... Ora Abenèzer si risiede;
nessuno invero aspetta, e chi potrebbe

rammentarsi di lui? Nessuno aspetta
Abenèzer, nessuno! Un core amico
non ebbe mai; tutti son morti i pochi
parenti; tutti! Ed Abenèzer cerca
da tanti anni, nei libri, una parola
che gli riveli, perchè nacque e visse
sempre infelice... Il bene? egli lo fece
quanto e come potea, sempre; non ebbe
mai conforto d’altrui. Ma spera, e crede,
crede all’anima sua possente e viva
oltre i secoli. Ancora un breve esilio
e ascenderà poi libera, all’ignota
mèta per gradi...
                  Come in festa tutto
brilla d’intorno! un’ospite, un’attesa
ospite certo dee venir...
                             Più intenso
nella tepida sera arriva il dolce
odor dell’erbe e dei nascenti fiori.
Abenèzer, sta pronto! Eccola, viene,
viene!... Come gli palpita e sussulta
il vecchio cor! come si velan gli occhi

nell’attesa!... Ella viene! eccola! alfine
qualcun lo cerca!... Nella rosea sera
ella venne per lui, per lui traverso
le praterie di mammole coperte,
tutta impregnata di fragranze e il grembo
pieno di rose. Bianca nella bianca
veste; gli occhi sereni, il labbro schiuso
a una parola come un soffio lieve,
per man lo prende e gli bisbiglia: — Vieni!

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