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LII. Scherzi amorosi honesti.
Lettera LI Lettera LIII

Scherzi amorosi honesti.


S
E la pietà può trovar luogo in voi, e, se ’l cuor vostro non è d’una indurata selce, deh mirate, con occhio compassionevole (nobilissima Donna) l’infelice mio stato, e non mi negate quella mercede, ch’alla mia fedel servitù si conviene. La mia fermezza, ch’a tutte l’altre và innanzi, non può comportare, ch’io viva così miseramente, senz’alcun segno di guiderdone. Vi soffre il cuore ò mia Dea, di vedermi così languire, sotto la guardia di noiosi pensieri infaticabili, nel tormentarmi? se voi trovate piacer ne’ miei dolori, ditelo almeno liberamente, che quando io saprò questo, m’ingegnerò di sopportarli, con patienza, nè vi sarò importuno, col raccontargli: perche, se ’l mio male hà da servir per istromento de’ nostri contenti, io haverò per miglior fortuna il compiacervi, essendo continuamente tormentato, che ’l noiarvi, essendo eternamente felice.
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