Questo testo è completo. |
◄ | Lettera XXV | Lettera XXVII | ► |
Del Medesimo.
pensier di letitia, die bando à miei piaceri, e mise in fuga il riposo, ordinando, che ’n lor vece venissero ad albergar nel mio petto i martiri, i travagli, e le noie, dallequali dopo, ch’io fui preso non mi son sentito lasciar un sol momento, e di ciò ben ne posson far fede i sospiri, e le lagrime, che mai non m’abbandonano, così misero hò perduto quello, che solea piacermi, son divenuto non men solitario che mesto, portando scolorita la guancia, dimessa la fronte, e gli occhi pieni di pianto, così passo l’amor mio d’una lieve speranza, e non hò maggior pensiero, che di starmi avvolto in quelle tenebre (contrario effetto) che lo splendor de’ bei vostri occhi mi manda: ma s’io non mi curo di morir in me stesso per voi, almeno a voi non dispiaccia di tenermi vivo nel bello, che sì m’infiamma, che, se questo ottengo dalla vostra benignità riputerò ben impiegato il servire, gioia il languire, e vita il morire amandovi com’io v’amo.