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LXXXVIII
A Cassiano del Pozzo
Ringrazia il Del Pozzo de’ buoni uffici prestati; e perché desidera averlo per suo avvocato e procuratore, non pure gli comunica quanto ha mandato al papa ed all’ambasciatore francese, ma lo prega anche di procacciargli un esemplare della Monarchia Messiae che ha da presentare al Di Peiresc, e di ottenergli che non gl’impediscano, quelli che sono gli eterni suoi persecutori, la stampa di un libro piú che mai utile pe’ suoi esempi, il De praedestinatione.
M’è stata carissima la sua risposta, considerando da chi viene e con che animo ed a che fine; la ringrazio sopramodo, massime dell’officio fatto con l’eminentissimo Barberino, a cui devo, come a parte ottima di Nostro Signore, due volte la vita. Però desidero che resti persuasa Sua Eminenza ch’io non voglio far cosa alcuna in suo disgusto, ma servirla sempre. E si sa, e presto si vedrá meglio, quant’io mi adopro per servizio di tutta la casa. Mandai a Nostro Signore dopo pasca subito alcune cose di quel che fo per ben commune, — credo Sua Eminenza l’averà visto; — ed un’altra cosa all’ambasciator mio conservatore.
Qua non si dorme: non scrivo per non far torto a’ signori nunci. A’ quali non cedo di veracitá senza disegno, ed avanzo d’affezione per obligo ed elezione. Desidero nelle cose mie con questi signori Vostra Signoria illustrissima sia mio avvocato e curatore: e vedo che non posso appigliarmi a piú sicura guida. È necessario ch’io stampi la Teologia, che son trenta libri dedicati al Cardinal Duca, e quindici di Metafisica al re cristianissimo, e molte altre opere, in particolar le Disputazioni sopra la fisiologia, etica, politica, economica e Cittá del sole ed altri opusculi, li quali tutti son passati ultra montes, in Francia e Germania piú volte, come sa Favilla e ’l conte mio [Castelvillano]; e sempre ho scritto che non si stampassero, perché l’ho megliorati. Adesso non ho piú scusa. Mi vengono richiesti da Inghilterra, da Germania e da’ miei francesi. Però è necessario che l’eminentissimo Barberino si contenti sian revisti qua da chi comanderá il signor Cardinal duca, e che sian visti da’ miei frati dottissimi di san Iacobo ancora; altrimente si daranno a luce con farli riveder alla Sorbona ed a questi padri. Ma non quelli che porto approvati da Roma.
È vero quel che Vostra Signoria illustrissima dice, che dovevo stampare qualche libro teologico sul principio; ma in veritá io non fui autor di questo Medicinale che si stampasse, e restai ammirato (piando lo vidi. È vero ch’io ho dato a riveder un centone tomistico centra pseudotomisti De praedestinatione et reprobatione, assai necessario per scavallar l’ateismo e calvinismo provato con l’autoritá di san Tomaso da’ teologastri; e visto lo stamparò. E questo communicai piú volte con Nostro Signore in Roma, dicendoli che né prencipi laici né i teologi ecclesiastici, particolarmente i nostri, pònno obbedire a Sua Beatitudine ed alle leggi per conscienza, ma solo per forza, perché dicono: o Dio è o non c’è. Se non ci è, viviamo, regniamo, facciam quel che ci piace, per forza, per sofismi, per ippocrisia. S’egli è, o ci ha predestinati o reprobati ab aeterno, come dicono li pseudotomisti de mente di san Tomaso, e ci spinge in tempore ad ogni atto pio e peccaminoso in modo che non potemo far se non quel a che Dio ci move: dunque semo nati giudicati e non giudicandi, faccia ognun quel che li piace; perché né il bene può crescer la gloria e diminuir la pena non che sodisfarla, né il male può tôrci la gloria né diminuirla, né la pena aggravare.
Però Sua Beatitudine mi disse ch’io ci provvedessi a questo: e l’ho fatto in questo libro. De grazia, Vostra Signoria procuri che il padre Mostro e padre generale, perpetui miei persecutori, gratis non persuadano a questi signori che sia impedito. Di piú, scrivo al padre Mostro l’inclusa cartella; Vostra Signoria ce la dia lei o la faccia dar dal Favilla o dal conte, e mi procuri questo libro che mi tiene ingiustamente, approbato da quelli a chi fu da lui e dal padre generale commesso. Scrissi al signor cardinale Antonio ed a Sua Beatitudine ed all’ambasciatore cristianissimo ed al padre Marini, secretario dell’Indice, che mi sian disbrigati i libri stampati e ritenuti ingiustamente, a persuasion del Mostro, non per teologia ma per politica. Il libro contra ateisti qua fa gran frutto; giá che tutti l’eretici son fatti ateisti, e la scola eretta contra loro me lo cerca, se no, lo vol ristampare. Non ci è cosa che osta, se non dui versi che spiaceno a Nostro Signore, pensando fossero contra la sua bulla; perché quelli altri ch’il Mostro notò contro la bulla, son notati falsamente, come sa Favilla e ’l padre maestro Marino. Però supplico a Vostra Signoria ch’aiuti l’opera del signor ambasciatore che li dimandará mi sian rilassati.
Di piú la Monarchia, stampata in Iesi, qua è necessaria; perché, sendo approbata dal Mostro e dalla religione, è ritenuta solo perché dicono che dispiacerá a’ principi, mentre difendo le ragion della santa Chiesa: e questo è falso pretesto del Mostro, come Vostra Signoria vede, perché questo libro accorda i principi col papa: non è il libro del Santarello. Però supplico a Vostra Signoria sia propizio in ciò, se, come scrissi a molti, il Cardinal Verospi ed altri prometteno aiutarmi; e perché monsignor de Peresc mi cerca con istanza questo libro di Iesi, la supplico ce ne mandi uno, e se lo faccia dar dal padre commissario del Santo Officio che n’ha, o scriva all’inquisitor d’Ancona mio amico e subito l’averá. Di grazia, per amor di monsignor Peresc chi merita corone, e m’ha dato nel passaggio quaranta doble spagnole oltre i meriti ed officiositá, Vostra Signoria si sforzi mandar un esemplare. Io li scrivo che ciò commetto a Vostra Signoria illustrissima.
Le due vittorie della maestá cristianissima e li progressi contro la Fiandra può saperle da’ nunci, e le consequenze dal proprio giudizio di Vostra Signoria illustrissima stimato da me sopra innumerabili altri. Io lavoro cose sottili per servizio del mio re a gusto di Nostro Signore. Il tempo lo mostrerá. Le grazie che mi si fanno e gli onori, altri lo diranno.
Resto al suo comando sempre, le fo umil reverenza e le prego da Dio ogni contento.
Parigi, 4 giugno 1635.
Di V. S. illustrissima |
All’illustrissimo signor Cassiano del Pozzo,
cavalier e filosofo, padron osservandissimo,
Roma, appresso l’eminentissimo Barberino.