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XLII. Al medico Giovanni Fabri
XLI. Al principe Federico Cesi XLIII. Al cardinale Alessandro d'Este

XLII

Al medico Giovanni Fabri

Raccomandato ancora il Failla che si reca a Roma per le ragioni che giá si sanno, prega si faccia sapere allo Schopp che lui, il Campanella, non dimentica quanto gli deve, che gli è sempre devoto e che, pur potendo valersi di Ferdinando Gonzaga, nulla inai egli tratterá se non per mezzo del suo antico patrono.

Molto illustre signor osservandissimo,

Viene Favilla per la libertá e stampa, Vostra Signoria molto illustre li fará quelli favori alli quali s’estende la grandezza del suo animo. Scriva al signor Scioppio ch’io mi muoro di vederlo, che per amor di Dio passi sin a Napoli, e che da lui non voglio altro aiuto se non che mi consoli e mi scriva qualche volta: del resto sto bene e meglio aspetto. Io ho gran mezzi col duca di Mantova; e non voglio scriverli, perché Scioppio sta in sua casa: né devo io trattar cosa che lui non tratta per se stesso in mio favore, parendomi farli torto. Mandili Vostra Signoria la lista delli libri; e che lui ordini chi vuol per suo servizio da me, che son suo sempre e conosco quel che li devo. A Dio.

 Napoli, 31 marzo 1621.

Affezionatissimo servitore
Fra Tomaso Campanella.


Al molt’illustre ed eccellente
     signor dottor Giovanni Fabri
 Roma.

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