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LXXII. — A Filippo Duplessis Mornay.1
Bench’io abbia per certissimo che nulla giovano i consigli degli uomini a promuovere la gloria di Dio, e che meglio sarebbe, dopo aver fatto ciò che possiamo, l’abbandonare il rimanente alla divina Provvidenza; pur io son tale di natura, che dai mezzi umani non posso astenermi. Si dice che verrà dato lo scambio al legato d’Inghilterra che ora trovasi in Venezia; e in verità, un inviato del re Inglese può molto nuocere ai conati che ogni dì va facendo la Religione romanesca. Avremmo perciò gran bisogno di un qualche zelatore della Religione riformata; e se la S.V. a questo potrà contribuire, farà certo un gran pro. Parlo con Lei con quella brevità e libertà che mi ha comandato di adoperare. In una parola, nessun maggior colpo Roma potrebbe ricevere, che se molti principi di Religione riformata si metteranno in comunicazione cogli Italiani: e questo è ciò da cui devesi cominciare. Stia sana. Se il re di Francia, con più maturo pensiero, avesse qua destinato per ambasciatore qualche persona di cuore propenso alla Religione riformata, non avrebbe potuto far cosa che fosse stata più utile alla sua professione di re.
- Di Venezia, 26 maggio 1609.
- ↑ Edita, in latino, nella Corrispondenza del Duplessis Mornay, citata alla pag. 48. Non ha data di luogo, e porta l’indicazione: De padre Paulo a M. Duplessis.