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CCXXXVI. — Al medesimo
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CCXXXVI. — A Giacomo Leschassier.1


Rendo infinite grazie alla S.V. per la raccolta inviatami delle dottrine cavate dal libro del Becano. Io ho messo alla prova tutti i mezzi per avere da Roma la censura di quell’opera; ma non vi sono riuscito, quantunque non sia stile che siffatte cose tengansi occulte. Quel modo di dire che vi si contengono alcune proposizioni false, temerarie, scandalose e rispettivamente sediziose, è usitato a Roma; e s’aggiunge a bella posta l’avverbio rispettivamente, per ispecificare la differenza tra le voci assolute di false, temerarie, scandalose e sediziose. Però è da far caso che si usurpi dal fôro ecclesiastico il giudizio di falsità e ribellione. Del resto, le undici proposizioni estratte costà dal libro non sono forse tra quelle che proscrissero a Roma; e forse il vostro raccoglitore ne notò altre. L’avverbio rispettivamente fu aggiunto per riguardo a’ Francesi: almeno così mi vo figurando, sebbene non ricordi di aver mai veduto usata in tal senso quella voce dai romaneschi. Ma nel leggere la censura e gli articoli cavati dall’egregie lettere del generale, non posso congetturare se la formula emendativa sia stesa o tuttora da stendersi. Che se fu fatta, perchè non si mandò in Francia per cessare ogni lamento? Tant’è, m’è forza venire alla conclusione, che nulla si tratta sul serio.

Che, poi, e il capitolo e la università di Tolosa non potessero più sopportare i Gesuiti, dianzi tanto amati e, a così dire, adorati, non fa maraviglia: essi vogliono comandare a tutti, e non la risparmiano neppure agli amici, quando gli hanno tirati a un punto che più non possano opporre resistenza. Sono dello stesso parere che la S.V.; importare, cioè, all’universale che costoro sieno conosciuti da tutti. E penso pure che dovranno da tutti conoscersi, come prima si darà un successore a questo generale. Giacchè tengo per cosa certa da chi è bene informato, che esso tratta ogni affare, e mira a tenere occupati tutti i suoi soggetti in poche intraprese di rilievo; vietando, per non attraversarle, che s’immischino in altre. Eppure l’uomo che maneggia tanti affari, non vale a tener in dovere essi Padri. La V.S. ben conosce quel che di grave vadano macchinando fuori d’Italia. Agitano in Italia due disegni, dei quali l’uno sovrasta a Roma e l’altro a Venezia; ma i consigli degli uomini sono per lo più tanto rei, quanto vani.

Avrò sommo piacere di ricevere tutto che di stampato o manoscritto sarà composto dal clero e dalla università di Tolosa contro di loro; giacchè giova assai a’ nostri il conoscere questi e simili altri argomenti. Sono anche bramosissimo di sapere checchè altro sarà per seguire nell’affare del sindaco Richer. Intanto prego Dio che conservi alla S.V. la sanità, e le bacio le mani.

26 marzo, 1613.



  1. Stampata come sopra, pag. 113.


Note

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