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Lettera 101
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A Siena

San Matteo, 28 luglio 1633

Amatissimo Signor Padre.

Mi maraviglio che V. S. sia stato un ordinario senza mie lettere, non avendo io lasciato di scriverle e mandarle al signor Geri, e quest’ultima settimana ne ho scritte due, una sabbato e una il lunedì; ma forse a quest’ora li saranno pervenute tutte, e V. S. resterà minutamente informata d’ogni particolarità di casa, come desidera.

Restava solo imperfetta la relazione del vino, il quale sentito dal signor Rondinelli, con il suo consiglio s’è travasato in un’altra botte per levarlo di sopra a quel letto: si starà a vedere qualche giorno, e, se non migliorerà, bisognerà vedere di contrattarlo avanti che si guasti affatto: questo è quanto alla botte che già gli avevo avvisato che cominciava a patire, l’altra per ancora si mantiene molto buona.

Non ho mancato di preparar l’aloé per V. S., e fino a qui, vi ho ritornato sopra il sugo di rose sette volte; e perché di presente non è tanto asciutto che si possi metter in opera nelle pillole, li mando per ora un girelletto di quelle che facciamo per la nostra bottega, nelle quali è lo aloé pur lavato con sugo di rose, ma una sol volta; nondimeno non credo che per una presa siano per farli danno, avendo avuto qualche correzione.

Quanto il Landucci si dolga per la morte di sua moglie, io non posso saperlo, né averne altra relazione che quella che mi dette Giuseppe il giorno che andò insieme con il signor Rondinelli a portargli li 6 scudi, che fu li 18 stante; e mi disse che posò i danari su la soglia dell’uscio e che vedde Vincenzio là in casa lontano dalla porta assai, che mostrava d’esser molto afflitto con una cera di morto più che di vivo, e con lui erano li due figliuolini, un maschio e una femmina, che tanti e non più gliene sono restati.

Godo di sentire che V. S. si vadia conservando in sanità e la prego a procurar di conservarsi, col regolarsi particolarmente nel bere che tanto gli è nocivo, perché dubito che il gran caldo e la conversazione non li siano occasioni di disordinare con pericolo d’ammalarsi, e per conseguenza di differire ancora il suo ritorno tanto da noi desiderato.

La nostra signora signora Giulia, madre di Suor Luisa e sorella del signor Corso, ha in questi giorni fatto alle braccia con la morte, e ancor che vecchia di 85 anni, l’ha superata contro ogni nostra credenza, essendo stata tanto male che si trattava di darle l’olio santo: adesso è tanto fuor di pericolo che non ha più febbre, e si raccomanda a V. S. per mille volte, ed il simile fanno tutte le amiche. Il Signor Iddio gli conceda la sua santa grazia.

figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.

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