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A Siena
San Matteo, 10 dicembre 1633
Amatissimo Signor Padre.
Appunto quando mi comparve la nuova della spedizione di V. S. avevo preso in mano la penna per scrivere alla signora Ambasciatrice per raccomandarle questo negozio; li quale vedendo andar in lungo, temevo che non fossi spedito anco quest’anno, sì che l’allegrezza è stata tanto maggiore quanto più inaspettata: né siamo sole a rallegrarci, ma tutte queste monache, per loro grazia, danno segni di vera allegrezza, sì come molte hanno compatito ai miei travagli.
La stiamo aspettando con gran desiderio, e ci rallegriamo in vedere il tempo tanto tranquillo.
Il signor Geri partiva stamani con la Corte, e io a buon’ora l’ho fatto avvisato del quando V. S. torna qua; ché quanto alla spedizione egli la sapeva, e me ne aveva dato parte ier sera.
Gli ho anco detto la causa per la quale V. S. non gli ha scritto, e lamentatami perché egli non potrà ritrovarsi qua all’arrivo di V. S. per compimento delle nostre allegrezze, essendo veramente persona molto compita e di garbo.
Serbo la canovetta della verdea, che il S[igno]r Francesco non poté portare per aver la lettiga troppo carica. V. S. potrà mandarla nella lettiga che sarà di ritorno: i morselletti già gli avevo consegnati. Le botti per il vino bianco sono all’ordine.
Altro non posso dire per carestia di tempo, se non che a lei ci raccomandiamo affettuosamente.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.
Suor Maria Celeste muore il 2 aprile 1634.