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VI
Dittamo nato all’umile finestra,
donde pel Corpusdomini sorrisi
alla soave tra fior di ginestra
4e fiordalisi
processïone; io so di te, che immensa
virtù possiedi ne’ chiomanti capi,
cespo lanoso ed olezzante, mensa
8ricca dell’api.
Te, con la freccia tremolante al dosso,
cerca nei monti il daino selvaggio,
farmaco certo — di lui segue un rosso
12rigo il viaggio —
Dittamo blando per la mia ferita
l’avete, o balze degli aerei monti,
dove nell’alto piange la romita
16culla dei fonti?
Bianche ai dirupi pendono le capre;
l’aquila passa nera e solitaria;
sibila l’erba inaridita; s’apre,
20sotto il pie’, l’aria.