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III
a Mario Racah
Certo il signore, e la chiomata moglie,
partì pe’ campi, chè già il tordo zirla:
muto, tra un’ampia musica di foglie
4(dolce sentirla
d’autunno, a tarda notte, se il libeccio
soffia con lunghi fremiti sonori),
muto è il palazzo. S’ode un cicaleccio
8di tra gli allori;
un cicaleccio donde acuti appelli
s’alzano come strilli di piviere:
il gatto è fuori: ruzzano i monelli
12del giardiniere.
Torvo, aggrondato, il candido palazzo
formicolare a’ piedi suoi li mira;
e sì n’echeggia un cupo, a quel rombazzo,
16battito d’ira;
ma non s’adira il giovinetto alloro,
il leccio, il pioppo tremulo ed il lento
salice: a prova corrono con loro;
20cantano al vento.