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TOLOMEO GALLIO
A Cernobbio da Ottavio Gallio e da Elisabetta Vailati, nell’anno 1527, nacque Tolomeo Gallio. Giovinetto ancora, mostrò assai vivacità d’ingegno, e insieme con Marco, suo fratello, giovane pure ingegnoso, facevasi un onore di trascrivere e di tradurre talvolta alcune opere di Benedetto Giovio, che gli era amico e cugino. Da Pio IV venne il Gallio creato cardinale di S. R. C. nel l’anno 1565, e in quella dignità ottenne d’essere impiegatissimo ed in favore a tutte le corti. La di lui memoria sarà sempre cara alla patria, alla quale in varie opere lasciò la somma di centomila scudi d’oro. Lasciò pure ricchissimo retaggio ai nepoti, ai quali comperò la signoria d’Alvito, il feudo delle tre pievi di Sorico, Gravedona e Dongo, e soccorse molte nobili famiglie cadute in basso stato. In età di ottant'anni, ai 4 febbraio del 1607, terminò la sua vita operosa, e a lui la santa carità della patria valse un nome glorioso e vincitore del tempo.
Gli Spagnuoli, che erano padroni dell’oro americano, di quello non sazi, ponevano in preda la povera sua patria; egli era verso di lei generoso di porzione di quel danaro che pur si sarebbe, secondo l’uso, richiesto per vivere con lusso alla romana corte. Queglino con le vessazioni sforzavano gli abitanti alla fuga; egli invitavali a rimanere, co’ soccorsi assegnati ai poveri, con le doti somministrate ad oneste, ma mendiche fanciulle. Conculcavano i primi lo studio delle lettere; fondava egli un collegio, in cui queste si avessero a insegnare gratuitamente a’ giovani ricchi d’ingegno e scarsi dei beni di fortuna. In tutto disuguale agli Spagnuoli, parve che Iddio lo donasse a Como, qual Angelo benefico, in tempi d’estrema miseria. Perchè la natura è tanto avara di uomini, quale fu il cardinale Tolomeo Gallio?
A conservare la memoria di sì grande e benemerito concittadino, e delle beneficenze da lui fatte, dietro proposta di apposita commissione, li decurioni di Como nel 1604 decretarono l’erezione di una statua, come rilevasi dall’ordinazione del 28 giugno di quell’anno; ma l'ordinazione non sortì il suo effetto per esservisi opposta la modestia del cardinale, o fors’anche per le vicissitudini di quei tempi.
Nell'anno 1841 col provento di private offerte si eresse il piccolo monumento che vedesi nella sala del Consiglio Comunale, quasi voto di opera più degna alla memoria di un tanto concittadino. A sciogliere quel voto, ed a far cessare i lamenti che muovonsi per la noncuranza de’ Comaschi verso il cardinale, e poichè l’onorare la memoria di coloro che per elevatezza d’ingegno ed esimie virtù si sollevarono dalla sfera comune è per la patria un sentimento di plausibile orgoglio ed un debito di gratitudine, il Municipio, nel febbraio 1846, proponeva ed il Consiglio Comunale ammetteva l'erezione di un monumento che più s’appresserà al merito di un tanto uomo, da collocarsi nella magnifica cattedrale; ed essendone affidata l'esecuzione allo scultore comasco Luigi Agliati — che, sebbene giovanissimo d'età, gode già di ben meritata fama — sarà bello mirare l’opera di un nascente ingegno cittadino ricordare l’uomo il più generoso e benefico che vanti la nostra patria! E l’Agliati non si mostri inferiore alla fiducia che la città ha creduto di collocare in lui.