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LVI.
Il Mantello rapito.
L’uomo non avrà un pensiero che lo molesti; tutte le cose sue saranno andate con buona riuscita quel giorno; si starà lieto e contento, ed eccoti che fortuna gli si avventa con una inaspettata novità, e gli dà un travaglio. Tutto al mondo è movimento: stasera tramonta il sole, domani leva; variazione hanno le stelle, le stagioni, l’acqua; la terra ora verde, ora arida; l’uomo in un punto è agnello, in un altro lupo; ora tu lo vedi tutto amore; di qua ad un momento è tutto dispetto: oggi spende e sparnazza il suo, e pecca in prodigo, domani si pente, e si metterebbe i danari sotto la pelle: in breve, tutto è movimento, e fortuna è come le altre cose; e però chi la dipinge sopra una ruota, chi sopra una palla che gira con una vela in mano. Jeri sera, alle tre ore, si stavano quattro buoni amici, tre giovani e un vecchio, in una bottega da caffè, cianciando, come si fa in quei luoghi, senza un pensiero al mondo. Quando eccoti apparire in essa tutta sbigottita una femmina, a cui batteva il cuore come alla colomba inseguita dallo sparviere: guardavasi indietro, era pallida in viso, le labbra le borbottavano, gli occhi non le potevano star saldi in capo. Le domandano gli amici, Che ha? risponde che l’era stata mandata dalla padrona sua a cercare di una levatrice, accompagnata da un religioso; ma che venendo perseguitata da tre uomini con molta importunità, il compagno suo si era per paura fuggito, ed ella, sola rimasa, non sapea più che farsi e che moriva di spavento. La ristorarono gli amici con acqua, e mossi da compassione, massime perchè la vedeano fresca e belloccia e con un gammurrino indosso alla friulana, che con la sua semplicità ajutava la naturale bellezza, si disposero tutti e quattro, per amore della castità, ad accompagnarla fino a casa sua e custodirla dall’altrui sfacciataggine. Per la qua1 cosa rassicurandola, e levatisi di là dov’erano, s’incamminarono con essolei, e guardandola cautamente, ne la condussero fino alla Madonna dell’Orto, dov’era la sua abitazione. Quivi picchiato ad un uscio, fu aperto, ella entrò, e furono dall’un lato e dall’altro fatti molti convenevoli, e finalmente i quattro compagni si dipartirono. E già venivano via in pace, ragionando della Friulana e della baldanza de’ suoi persecutori, quando al più vecchio della compagnia venne il bisogno di fare acqua; onde arrestatosi ad un canto di muraglia, lasciò andare gli altri avanti, e standosi quivi soletto per li fatti suoi, venne attorniato dai tre persecutori, i quali non osservati aveano seguita, la compagnia a passo a passo, ed ora vedutolo lontano dagli altri, gli furono addosso. Egli non sapendo che si volessero, domandò qual fosse la loro intenzione; al che risposero, parlando fra loro: Io non so, diceva l’uno, se il mantello ch’egli ha indosso vaglia quanto la Friulana ch’egli ci ha fatta uscir dell’ugne. Si può provare, diceva un altro: domanderemo parere a qualche uomo intelligente di mantelli intorno al prezzo, e prenderemo norma de’ fatti nostri. Un altro, attastandolo, dicea: Ah, esso non è sì trista roba, e una Friulana non è poi di tanto valsente che non si possa compensare cou un buon mantello. In tal guisa si consigliavano, come se il mantello fosse stato in un armadio, non avendo il buon uomo ardimento di gridare, perchè era uno incontro a tre, ed essendo i compagni suoi andati sempre più lontani. Finalmente uno disse: Il provare non ci fia danno; e sbottonatolo da collo senza punto di fretta, lo levò via dalle spalle del galantuomo, e ajutato da un altro compagno lo ripiegò, e come se il padrone del mantello non fosse stato quivi presente, se ne andarono, senz’altro dire, a’ fatti loro. All’uomo dabbene parve di aver fatto guadagno, e che la Friulana gli fosse costata un prezzo convenevole, partendosi di là fra impaurito e contento.