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I Ladri
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V.
I Ladri.
Andando uno per la riva degli Schiavoni l’altra sera verso le quattr’ore di notte, gli si fecero incontra due uomini che, salutandolo cortesemente, gli domandarono ov’egli andasse. Rispose: Verso castello. E perchè col tabarro? dicono essi. Il galantuomo pur dubitando di quel ch’era, ma volendo fare buon viso, ripiglia: Per due ragioni; l’una perch’è freddo, e l’altra perchè il mantello è mio. Alla prima, rispondono, non v’ha chi si opponga: è freddo; ma quanto all’esser vostro, sia con vostra buona grazia, non è ragione giuridica: è nostro. Volea il buon uomo difendersi; ma i due che avevano i loro statuti nelle ugne, glielo tolsero dalle spalle e sparirono. Mentre ch’egli mezzo attonito si dolea e borbottava, gli si fa innanzi uno e gli domanda, che è? Esso gli narra in fretta il caso; e l’altro in fretta, gridando: Bricconi, ladri! e udendo da qual parte erano andati, dice: Tenete qua e serbatemi questo fagotto, chè non m’impacci il correre; e vi do parola che vi riporto il vostro mantello in un attimo. Così detto, gli dà un involto che avea in mano, e va correndo da quella parte ov’erano andati i ladroni. Il buon uomo rimaso col fagotto in mano, pieno di speranza nel suo difensore, pensava al ringraziamento e alla gratitudine che dovea a tanto beneficio. Mentre che sta tutto intrinsecato in tal pensiero, escono fuori del fagotto improvvise le acute strida di un bambino che vi era dentro: gli parve un incantesimo, e credette di spiritare. Finalmente spiacendogli più l’avere acquistato famiglia, che perduto il mantello, si diede a correre anch’egli quanto potea verso il luogo della Pietà, e qui riposto ove dovea il bambino, se ne andò a casa sua prima che altro ancora gli succedesse.