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TRA LE SPIGHE
Qualche fior rosso, qualche fior celeste,
3tra i gambi secchi sorridea contento.
Pendeano li agli e le cipolle in reste.
S’udian, mutata alfin la voce in gola,
6cantar galletti, altieri delle creste.
Tessea le spighe dello spigo a spola
la cara madre, per i suoi rotelli
9del banco grande e per le sue lenzuola.
Fioria la zucca, arsivano i piselli,
nell’orto. Le ciliege erano andate:
12per San Giovanni avevano i giannelli.
C’erano già le mele dell’estate,
c’erano le susine di San Pietro.
15Fatte via via più lunghe le giornate,
il sole, stanco, ritornava indietro.
E biondo al vento mormorava il grano.
Fiorivano le snelle spadacciole
19tra i gambi gialli; e non sapean, che in vano.
C’era un bisbiglio come di parole.
E l’intendea la lodola che in tanto
22aveva lì la giovinetta prole.
Tardi avea fatto il nido, lì da un canto.
Oh! ella amava il sole più che il nido!
25Chi sa? voleva far lassù, col canto!
Or sui piccini udiva già lo strido
della falciola; e li ammonìa di stare
28accovacciati senza dare un grido.
Diceva: — Chiotte, contro terra, o care!
che non si muova un bruscolo, uno stelo!
31V’ho fatte color terra: altro non pare,
così, che terra, o nate per il cielo! —
E il grano al vento strepitava; e disse
il padre al figlio: “Mieteremo. Vedi:
35verdino è, sì, ma non vorrei patisse.
Chè il grano dice: — Io sto ritto, e tu siedi.
Qui temo l’acqua, e il vento mi dà briga.
38Altronde, o presto o tardi, o steso o in piedi,
se il gambo è secco seccherà la spiga — „.