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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Eustachio Manfredi
XVII1
O fiume, o dell’erbose alme feconde
Piaggie depredator, che svelli e ruoti
Gran tronchi e sassi, e quinci urti e percuoti
Tuguri e case, e non hai letto o sponde:
5Non toccar questo colle, e cerca altronde
Riva, a cui ’l corno minaccioso arruoti:
Quì s’adora Filippo, ed inni e voti
Dansi, a lui che dal Ciel n’ode, e risponde.
Sai pur, che a un cenno suo l’onde frementi
10Taccion del Mare, e con dimesse piume
Tornansi agli antri lor tempeste e venti:
Or di te che sarà, se un tanto Nume
Sprezzi, e i dolci suoi campi abbatter tenti,
Povero scarso orgogliosetto Fiume?
- ↑ Per la ragunanza degli Arcadi, che tiensi sul colle di S. Onofrio in lode di San Filippo Neri.
Note
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