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Oh! no: quïeto non lo so pensare
tra le quattro assi, l’uomo della guerra.
3Egli era il vento; il mondo era il suo mare.
Egli era il vento: e qual sepolcro serra
il vento che vanì con un lamento,
6poi che volò su l’onde e su la terra?
Ecco: egli leva dalla bara il lento
suo fasciame dell’ossa; e su le porte
9esplora l’aria, corazziere attento,
dalla lunga ombra. A mano a man più forte,
viene un nitrito simile a procella.
12Giunge il cavallo, e scende giù la Morte.
Con suono arido, quasi se ne svella,
scende, e per te tiene il cavallo al morso,
15regge la staffa. Corazziere, in sella!
Il senz’indugio, il senza mai rimorso
tu sei. È neve il tuo pensier, sul monte;
18e n’ha, qual fiume, il tuo volere il corso.
Tu sei la Forza. Avanti dunque, o conte,
principe, duca, esci dal tuo maniero,
21galoppa su la cupa eco del ponte,
corri pel mondo, ancora tuo!... — Guerriero
dalla lunga ombra, ferma il tuo cavallo
24nel campo, sotto quello stormo nero!
Era una batteria quella od un vallo?
la mischia avvenne tra le arboree felci
27o in miti solchi esperti del metallo?
Qual n’era il segno? il vischio reo dell’elci,
l’aquila adunca, il Cristo che perdona?
30E furono le spade arma o le selci?
E questa romba è di cannon che tuona,
o d’una mandra che barrisce ancora,
33di buoi Lucani? E per una corona
o per un cervo ucciso oggi vapora
quel sangue? E i corvi dalla rauca voce
36scavano gli occhi a miei fratelli d’ora
o a vinti, là, gladïatori in croce?