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Odi - L'isola dei poeti
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L’ISOLA DEI POETI


Il treno andava. Gli occhi a me la brezza
pungea tra quella ignota ombra lontana;
e m’invadea le vene la dolcezza
                                        4antelucana:

e il capo mi si abbandonò. Tra i crolli
del treno allora non udii che un fruscio
uguale: il sonno avea spinto sui molli
                                        8cardini l’uscio,

e, di là d’esso, il fragor ferreo parve
piano e lontano. Ed ecco udii, ricordo,
il metro uguale, tra un vocìo di larve,
                                        12del tetracordo:

di là del sonno, alcuno udii narrare
le due Sirene e il loro incantamento,
e la lor voce aerea, di mare
                                        16fatta e di vento;

gli udii narrare l’isola del sole,
là dove mandre e greggie solitarie

pascono, e vanno dietro lor due sole
                                        20grandi armentarie,

con grandi pepli.... Ed il tinnir cedeva
ad un’arguta melodia di canne:
udii cantare il fumo che si leva
                                        24dalle capanne,

le siepi in fiore, i mezzodì d’estate
pieni d’un verso inerte di cicale,
e rombi delle cupe arnie, e ventate
                                        28fresche di sale:

e chi cantava, forse, era un pastore
tutto nascosto tra le verdi fronde:
chiaro latrava un cane tra il fragore
                                        32vasto dell’onde.

Ecco e le cetre levano il tintinno
dorico, misto allo squillar del loto
chiarosonante. Ed improvviso un inno
                                        36sbalza nel vuoto:

l’aquila è in alto: fulgida nel lume
del sole: preda ha negli artigli: lente
ondoleggiando cadono giù piume
                                        40sanguinolente:

in alto in alto, sopra i gioghi bianchi
d’Etna, più su de’ piccoli occhi torvi:
nelle bassure crocitano branchi
                                        44neri di corvi.


Quel crocitare mi destò. Di fronte
m’eri, o Sicilia, o nuvola di rosa
sorta dal mare! E nell’azzurro un monte:
                                        48l’Etna nevosa.

Salve, o Sicilia! Ogni aura che qui muove,
pulsa una cetra od empie una zampogna,
e canta e passa... Io ero giunto dove
                                        52giunge chi sogna;

chi sogna, ed apre bianche vele ai venti
nel tempo oscuro, in dubbio se all’aurora
l’ospite lui ravvisi, dopo venti
                                        56secoli, ancora.

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