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XLVI
AL PADRE D. ANGELO GRILLO.
Ond’è l’inclito suon, che sì repente
Söavemente lusingando spira?
Che ’l verno acqueta l’ira;
Ne strider per lo ciel Borea si sente?
5Ma sull’Alpi deserte in nuovo stile
Aprile s’apre d’ogni fior gentile.
Cangia forse col lito alma Sirena
L’onda ripiena dell’orror marino?
O Cigno peregrino
10Vien di Cäistro sulla nostra arena?
E per la neve del bel collo esprime
Le rime dolci, e l’armonia sublime.
Anzi pur mosso dall’Olimpo eterno
Angel superno citarista scendi,
15E sulla lira tendi
Arco che gli anni suol pigliarsi a scherno;
E largo spandi per le labbra fuori
Tesori cari più che gemme ed ori.
Nobile pregio alla paterna sponda,
20Per te feconda d’ammirabil canto;
Certo non picciol vanto
Or per tua cetra le virtù seconda:
E quinci avranno cavalieri e regi,
I fregi degni a’ lor sudori egregi.