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L’Italia, che illustrò la filosofia e le ingenue discipline, trascurò gli autori d’opere militari, perchè gli studi presero norma dagl’istituti de’ principi e dalle circostanze de’ tempi. Se il nome di Raimondo Montecuccoli non vivesse ne’ fasti de’ celebri capitani, s’ignorerebbe per avventura da noi che quel grande lasciò a’ posteri un libro ove i precetti sono pari agli esempi ch’ei diede a’ suoi contemporanei conducendo gli eserciti. Trattò della guerra quando nè del tutto erano dismesse le gravi armature, nè del tutto perfezionate le artiglierie, e fondò così un monumento della Seconda Epoca dell’arte. Mutilate nondimeno, scorrette e rarissime occorrono le opere genuine dell’emulo del Turenna; e tanto furono neglette nell’idioma in cui egli le dettò, che molti oltramontani le ascrissero alla loro letteratura, quasi originalmente pubblicate in lingua francese o tedesca.
Spetta agli scrittori di rivendicare i diritti letterari della loro patria, ed io tento di sdebitarmi di questo ufficio pubblicando nella lor vera lezione gli Aforismi e i Commentari del maggiore e del più dotto fra’ capitani nati in Italia, dopo il risorgimento dalla barbarie. E perchè ove si tratti di cose militari l’intento di chi scrive è infruttuoso senza il favore di chi le amministra, io intitolo a Vostra Eccellenza questa edizione e le illustrazioni di cui la ho corredata. L’ozio e le dissensioni provinciali che ne’ secoli scaduti c’interdissero gli studi militati, e quindi l’indipendenza e la gloria, sono piaghe palliate forse dalle leggi che armano la gioventù dello stato, ma non rimarginate mai se non quando alle molli passioni che le fomentavano sottentreranno passioni più nobili che interamente le sanino.
Le recenti disavventure di popoli numerosi ed armati insegnano che gli eserciti raccolti per forza di legge, disciplinati dal terrore, e mantenuti con l’esaurimento dell’erario riescono impotenti ove affrontino soldati accesi dall’ardore della gloria e capitani che hanno considerata la guerra più scienza di mente e calcolo di forze morali, che impeto di braccia. Ad infondere l’emulazione della fama e del sapere ottimo espediente reputo, fra gli altri che io vedo operati da Vostra Eccellenza, questo di addomesticare la nostra crescente milizia con gli scrittori di guerra, i quali non tanto insegnino gli elementi pratici, quanto la storia e gli alti principj dell’arte, e che ai giovani immaturamente distolti dalle lettere somministrino anche fra le armi esempi di eloquenza e di stile. Istituzione che non fu negletta nel nuovo Impero cresciuto per gli studi militari, dove la Guardia Imperiale ha una biblioteca sua propria, e nel Ministero della guerra un’adunanza di dotti ufficiali raccoglie e pubblica i libri utili alla milizia. Molti di questi giacciono nelle nostre biblioteche incuriose in tal parte de’ loro tesori; gli altri riaguardanti i moderni metodi di guerra da Federico in poi possono essere procacciati dalle versioni.
E voi guidato nel vostro Ministero dall’amor per l’Italia, amico alle lettere ed estimatore degl’ingegni, voi testimonio d’illustri battaglie, cooperatore in tante vittorie e commilitone del più grande Guerriero delle età moderne, voi farete apprezzare a’ nostri ufficiali gli autori che vedranno rivivere per le vostre cure; voi farete ch’essi riguardino non agli ardui doveri che impone il mestiere del soldato, ma al sapere ed all’onor che produce; voi finalmente ridarete alla nostra letteratura una serie di opere nate in Italia dal genio d’uomini devoti alla loro patria, ed abbandonate fino ad oggi nella dimenticanza dalla mollezza de’ principi e dalla indolenza de’ popoli.
Piaccia all’Eccellenza Vostra di risguardare questa edizione come una emanazione delle vostre liberali intenzioni, e come offerta leale di un militare, che non ha scritto mai, nè dedicato verun libro per procacciarsi favore. Doveva io bensì mostrarvi la mia gratitudine per l’opportunità che mi concedete di dare alle lettere il vigore dell’età che mi avanza; ma crederò di avere in parte soddisfatto al debito se la mia intrapresa vi porgerà occasione di aggiugnere uno splendido benefizio a quanti voi fate alla nostra milizia, quello di diffondere fra’ militari un libro che li ecciti a conoscere e ad onorare i domestici Eroi, a meditare i loro precetti e ad emularne gli esempi.
Milano, 12 Novembre 1807.