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coro
Tacete, via, tacete: odo il rumore
per via, d’alcuno che alla reggia appressa.
elettra
O carissime amiche, Ermíone giunge
nel mezzo della strage: ora si taccia.
Nei lacci della rete a cader viene;
bella preda sarà, se posso coglierla.
Ricomponete i vostri volti, traccia
di quanto avvenne non v’appaia. Ed io,
come nulla sapessi, attratto il ciglio
manterrò.
Si avanza Ermione.
Cara, dalla tomba giungi
di Clitemnestra? Dei defunti v’hai
sparsi i libami? Inghirlandata l’hai?
ermione
I favori ne ottenni, e sono qui.
Ma m’invade timor: che grido fu
quello ch’io lungi dalla reggia udii?
elettra
E non son tali i nostri guai, da gemerne?
ermione
Tristo augurio non far. Che c’è di nuovo?
elettra
Argo a morte condanna Oreste e me.
ermione
Deh, mai non sia, ché siete a me parenti.
elettra
Deciso fu: giogo fatal ci opprime.
ermione
Suonò per questo nella casa il grido?
elettra
Supplice cadde alle ginocchia d’Elena...
ermione
Chi dunque? Io nulla so, se tu non parli.
elettra
Oreste, per la sua, per la mia vita.
ermione
Dunque, a buon dritto si levò quel grido.
elettra
E quale altra cagione esser potrebbe
di gemiti piú degna? Or meco vieni,
dei cari tuoi partecipa le preci,
della tua madre avventurata cadi
alle ginocchia, ché vederci spenti
non voglia Menelao! Tu, che nutrita
fosti sul seno di mia madre, ora abbi
pietà di noi, sollevaci dai mali.
Muovi al cimento, ed io ti sarò guida:
ché la nostra salvezza è in mano a te.
ermione
Ecco, sospingo entro la reggia il piede:
per quanto è in me, sarete salvi.
elettra
O amici
armati entro la reggia, ecco la preda:
non l’afferrate?
Escono Oreste e Pilade, e afferrano Ermione.
ermione
Ahimè, chi vedo?
oreste
Taci:
a noi tu devi procacciar salvezza,
e non a te.
elettra
Tenetela, tenetela,
fermi, col ferro alla sua gola vòlto.
Menelao veda, che, venuto al cozzo
con uomini, non già con Frigi vili,
ebbe la sorte che s’addice ai tristi.
Oreste e Pilade trascinano Ermione dentro la reggia.