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PREFAZIONE.

G

Ian-Jacopo Cavalli, nativo Genovese, e Notajo di professione, sarà sempre uno de’ più bei lumi della sua Patria nella Poetica Facoltà, coltivata da lui ne’ ritagli di tempo, che gli avanzavano dalle sue quotidiane occupazioni. Di esso la fama si è ristretta ne’ confini del Genovesato, perché fuor di questi non si stende la lingua, ch’egli scelse per interpetre della feconda sua fantasia. Non è stato egli il primo, che della natural favella della Liguria abbia fatto uso ne’ Poetici componimenti: lo precederono il Foglietta, e lo Spinola, il Casero, e il Dartona, e il Villa, ed altri; fra’ quali sebbene può trovarsi qualche differenza d’abilità, niuno però deve o puote paragonarsi col Cavalli, il quale gli ha superati di tanto, ch’egli con molto maggior ragione si meriti quel nome di Poeta Genovese, di cui già gloriavasi il Foglietta. Mallevadori di questa asserzione possono recarsi i verseggiatori coetanei, che francamente lo anteposero agli antichi, siccome fanno fede i Sonetti del Giustiniani, e dell’Assarino, uomo letteratissimo dell’età sua, rapportati nella seconda Parte di questa Raccolta; e il sempre infallibil giudizio del Pubblico, che del Cavalli ha richieste molte e varie edizioni, e tutte in poco tempo spacciate e rese rarissime, non mostrando ugual premura degli altri. Fra coloro che lo hanno seguitato, non saprei trovarne pur uno, che meriti luogo in Parnaso. Di quei nobilissimi Spiriti, che in Genova diedero opera alle Muse, ed oggi ancora viventi degni sono de’ primi scanni fra i Poeti, pochissimi sono, che nel natio linguaggio abbiano scritto, e questi ancora il

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