< Pagina:Alcippo.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

Q U A R T O. 33

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alcippo.djvu{{padleft:34|3|0]]

A cangiarli la pena in questo giorno
Quale ragione è forte?
Mon.Tirsi, tu sei fermato
Ne i pensieri aspri; deh rivolgi il core
A l’amara novella,
Che de lo sfortunato
Riceveranno i miseri parenti;
E tu pur fosti padre; e quando avvenne,
Che ’l tuo figliolo Alcippo
Pargoletto affogossi in Erimanto,
Io ti vidi sommerso
In angoscia profonda,
E dentro un mar di pianto;
Intenerisci il core,
E la pena d’altrui fa, che misuri
Col tuo proprio dolore.
Tir.Ah Montan, qual ferita
Riapri entro il mio petto; si sommerse
In quel punto ogni ben de la mia vita;
Sì certamente; ma mi chiami ad alto
Paragon di fortezza,
Se voi che tale io sia verso un straniero,
Quale inverso il figliol possa formarmi
Natural tenerezza; io non affermo
Cotanta mia virtude;
Affermo ben, che ’l padre di costui
Daria sul figlio mio quella sentenza,
Ch’oggi darò del suo;
Però non mi sviar da la giustizia
Con arte di pietà; ma riguardiamo
Schiettamente le colpe, e quella legge,
Che fra noi le corregge.
Mon.Ho non so che nel cor; sento una voce


A   5     Dentro

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alcippo.djvu{{padleft:34|3|0]]

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.