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Q U A R T O. 35

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SCENA SECONDA.


Montano, Tirsi, Megilla.


Mon.
T
Utto quel, ch’io ti chiedo

Credi, che per tuo ben noi lo chiediamo,
E non per altro; e tu posto in periglio
Devi accettar sì come gran ventura
Il nostro desiderio di salvarti;
Però rispondi, e dimmi infra quai genti
E qual loco è tua patria,
Ne ci tener nascoso
Il nome de i parenti.
Meg.Se risponder deggio io veracemente
Montan non saprei dirti
Certo dove io mi nacqui;
E men che de la patria
Sò de parenti favellar; Montano
Non sò di chi sia nato;
E men dove nascessi;
Solo mi sò, ch’io vissi,
E morrò sfortunato.
Mon.Giovine tu favelli
Per non so qual vaghezza, e ci dimostri,
Chi di noi non ti caglia; io t’ammonisco,
Che sei molto vicino
A perdere la vita, ò conservarla;
Pensa sù te medesmo,
Et a colui che parla.
Meg.Mia ventura è sì strana,
che s’io rispondo il vero
Del modo, in che son nato, e son vissuto,
Rassembra, ch’io vaneggi


    B      6     Montano

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