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Q U I N T O. 43

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Tir.Clori, quel vero amore,
Che tra me durò sempre, e tra Dameta
Tuo padre infin ch’ei visse,
Oggi sì come è degno,
Vaglia tanto con te, che tu m’ascolti
Senza disdegno; e certo
L’error di mio figliolo
Era contra la legge, et era colpa,
Se pure è colpa amare;
Contra tutte le Ninfe, e se le Ninfe
Per lor bontade, et anco per pietade
Di questi anni dolenti, han perdonato,
E tu dei perdonare;
Benche se si riguarda, il mio figliolo
Altro non hebbe in cor, salvo condurre
A fin un suo desire; ogni altra cura,
Che potesse turbar gli animi vostri,
Et non pensò, d’Amor la gran possanza
Suole accecarne; ei fortemente amava,
Però non avisò; ne devi ò Clori
Adirarti con lui, perch’ei t’amasse;
Amor non è dispregio: anzi ei ti pregia
Con tanta forza, ch’ostinatamente
Senza te fa rifiuto de la vita;
La paterna pietà non lo commove;
Disprezza i miei sospiri; et è fermato
Senza le grazie tue correre a morte,
Come a fin de martiri;
Onde io movo a pregarti; e le mie voci
Escono più dal cor, che da la bocca;
Clori, sposarti seco, ò sempre mai
A me cara, e diletta,
È guardata da me come figliola,


Hor

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