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III.

  O voi, cui regge i passi de la vita
Intelletto di patria, alme sbocciate
Sotto il calor de le speranze nuove;
Giovani arditi da la bella fronte,
Onde spira il divino alito e il genio,
E del poeta la gentil baldanza;
Se più cara ai Celesti è la preghiera
Di molte voci in armonia raccolte,
Qui, divisi dal volgo sonnolento
Che compra e vende, ignora il resto, e ride,
Leviamo un inno a le reliquie eterne
De la Stella Latina. A la feconda
Arbore de gli sterili deserti
Benefattrice, che le curve palme
Ai vincitori e ai martiri dispensa,
Chiediamo il legno da compor la cetra;
Togliamo a plettro un doloroso chiodo
Del crocifisso; con le lunghe chiome
D’una fanciulla che moría d’amore
Componiamo le corde; e se fiorire
Lo strumento vi piace all’uso antico,
Lo cingeremo di ginestre colte
Sopra illustri rovine. - Oh non è questa
La cetera che valga; e troppo molli
Son quelle corde per cantar di Roma.

IV.

  A piè d’un monte che si china e perde
Ne’ lucenti renai d’una riviera

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