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124 i fuochi dell’appennino.

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Non altrimenti in questa nobil notte,
Dagli umbri ulivi ai siculi castagni,
Dai toschi pini ai calabresi lecci,
Lungo la schiera de le brune corna
Dell’Appennino si levaron fiamme
A Vesta Independente, itala Dea.
Accorgimento di stranier geloso
Non valse a penetrar chi le accendesse
Su quell’ultime rupi; e forse fûro
Provvedimento di quel Dio gagliardo
Che a le tribù de la promessa terra
I fuggitivi passi illuminava
Con colonna di foco. Ed eran cento
Quelle bandiere mistiche di fiamma
Perchè son cento le città speranti.
Sollecitate da la brezza alpina
Salian le punte al firmamento, offerta
Grata ai Celesti; e di là su una stella
Con vivo lume di cortesi assensi
Corrispondea, però che allora allora
Dall’orizzonte emersa era la stella
D’Italia rinascente.

VII.

  Oh inver stupenda
Festività notturna! Ancor che acuto
Fosse il rigor del moribondo autunno,
Pur una falda candida di neve
Non fioccò su que’ balzi a far insulto
Ai fochi sacri. Fu però chi scòrse
Altissima passar pei tersi cieli

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