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180 raffaello e la fornarina.

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II.

  Fornarina, vien qui. Se in questa guisa
Dall’umiltade del mestier paterno
Oso chiamarti, mi perdona. Il vero
Tuo nome il mondo nol conobbe mai;
E io pur l’ignoro, povero pöeta.
Pensa però che infra le genti, noto
Suona il nome gentil di Fornarina
Più che quello di molte imperatrici.
Fammiti accanto; io ti dirò sommesso
Quanto a te non fidava il tuo modesto
Grande.
              Egli è un re; ma non di quei che fanno
Tremebondi tremar. Ne lo infinito
Paese de lo Spirito v’à un regno,
Che si appella Pittura: un dei soggiorni
De la Bellezza, ove continua danza
Menan le Grazie in faccia a la Natura:
Ivi l’audace Fantasia pompeggia
Fra un corteggio d’idee, che nei colori
Si tingon di perenne arcobaleno.
Ed ivi egli à possanza incontrastata:
Chè la corona onde gli brilla Il capo
Gli diè spontaneo il mondo. Ivi egli impera
Su multiforme popolo di genii
Che fûro un tempo e in avvenir saranno:
Colà il divino ti addurrà nei vaghi
Dominii suoi, più che reina, musa
Ispiratrice: e tu sarai scintilla

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