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TRAGEDIA COTIDIANA.


I.

  Che fai, Psiche? qual cor, qual sentimento
È il tuo, di brancicar con spensierata
Crudeltà da fanciul quella farfalla?
Non vedi già che l’opalina polve
E i lembi d’ôr n’ài guasti, e l’agil luce
Più non dipinge d’iridi sottili
L’ali fatte col fiato? A lei che importa,
Che con amor le prodigiose tinte
Tu ne contempli e i fragili ricami,
Che con vezzo a le tue guance di pèsca
La prema e al labbro e a le recenti poma?
Anzi sen duole e trepida. Già sai,
Come espïasti curïosa un tempo
Imprudenti desir di sapïenza:
Or via, lasciala andar. — Un’altra Psiche
Bella al paro di te, ma più crudele,
Simil governo un dì faceva anch’ella
Di mesta cosa che le avea donata.
E quegli strazi mi scendean sull’alma
Con vergogna e dolor, come il flagello
D’iniquo Americano in su le spalle
De la povera Negra, che le carni
D’ebano sconta che le diede Iddio.
E il mio cor si frangea, però che quella
Malinconica cosa era il mio core.

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