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268 canti patrii.

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IV.

Quanto mutato ormai da quel di pria
Veggo il villaggio; e come
Fra il palazzo disciolta e l’abituro
La benigna armonia!
Leggi straniere, e lungo giogo impuro
Fumo di studi, ignobili patrizi
E cittadini vizi,
E la flebile schiera
Dei giovani strappati
Ai campi inseminati
E al lagrimoso amplesso de la madre,
Per seguitar non itala bandiera
Fra terre estrane, e squadre
Estrane, àn spento il lume
D’ogni gentil costume.
Pergami non esperti
Del mondo, e amici trepidi del vero,
Ministri avari o inerti,
Talor, non già del cielo,
Ministri de lo Impero,
Che storcono il Vangelo
A pro de lo straniero,
Àn de la patria dolorosa spento
Fra i campi il sentimento
E il grido. Àn fatta muta o irreverita
La magnanima voce
Che parla da la croce.

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