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286 canti patrii.

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o disegnarsi al batter de la luna
Sul bruno firmamento
Con ondeggiante linea d’argento.

IV.

  Ma quelle nebbie e quelle
Nevi dilegueranno al tenue fiato
De le primaverili aure novelle:
Però che Dio ritempera il creato
Con immortal vicenda
Di vesperi e d’aurore
Di gelo e di tepore,
Di calme e di tempeste,
Di spasimi e di feste,
D’annosi corpi infermi
E di vivaci germi,
D’aridi o verdi lidi,
Di sepolcri o di nidi;
E quando alcuna vita
Terminando s’annulla, o si riposa,
Dove Dio sol lo sa, misterïosa,
Valicate le porte
De la feconda morte,
Una florida e nova creatura
Rompe dal sen de le scomposte forme,
Però che la. Natura
Si rinvergina sempre, e mai non dorme.

V.

  E che per te soltanto
Non tornin più la pia

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