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306 i sette soldati.

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III.

  E un dì passai per questa valle. L’alba
Illuminava d’una luce scialba
Le declivi boscaglie; e in ciel languía
Il curvo filo de la stanca luna.
Quivi a lungo, poc’anzi avea ruggito
Una battaglia disperata e santa
Tra i figliuoli d’Italia
E lo stranier: una vendetta allegra
De la schiatta latina.
In vetta a una collina
Guardai giù basso, e a la crescente luce
Mi parve innanzi rinnovato il truce
Spettacolo di Flegra.
Oh quante genti fulminate! quante
Agonie disperate
Ne la giovine etade
De le speranze! quanti fior di vita
Ricisi da le spade!
Che amor, che generosi impeti, e arditi
Proponimenti e lampi
Di poesia spariti
Là con quei cor, con quelle bionde teste
Ne la fuga dei carri e dei cavalli
Orribilmente péste!
E quanta folla d’anime immortali
Che varcano le soglie de la morte
Dai lor cari defunti inaspettate!
Simili a nembo di sinistri augelli
Che ratto migri ai nidi oltramontani,

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