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348 canto politico.

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Te che con lei gentile
Fosti sempre ed umana;
Sogguarda in aria di paura arcana.
E tu giaci frattanto
Tinta nel viso d’un color di perla
Con la posa d’un Santo.

III.

  Chi t’incalza a partir pel desolato
Eremo de la tomba? Oh! ne gli avari
Solchi, non dubitar, già caleremo
Tutti a trovar quei che ne furon cari.
Anco ti arresta un poco,
Cortese mia. Serene
Saranno e belle e senza alcuna guerra
Quelle plaghe del ciel: ma bella pure
E senza esempio allegra ora diviene
Questa italica terra.
Or non è tempo di morire. È tempo
D’attendere e gioire. Or che l’antica
Eredità dai barbari contesa
A la veneta gente
Splendidamente Iddio vuol che sia resa.


IV.

  O anima gagliarda,
Te il comune desir forse non punge
Di vedere, in un dì che non è lunge,
Fulminando volar da la lombarda

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