< Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

L’OBOLO DI SAN PIETRO.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu{{padleft:421|3|0]]




  Allor che a Tebe un Faraon moriva,
Lo si traea su luttuosa barca
D’un picciol lago a la silente riva,
Donde a le tombe Libiche si varca.

  Colà, secondo le opere commesse,
Da le sue genti condannato o assolto,
L’obolo ricevea perchè potesse
Oltre passare ed essere sepolto.

  Quando rompea l’inesorabil Parca
Il fil di greche o di latine vite,
Le ignude ombre pagavano la barca
Che le menasse a la città di Dite;

  E i parenti venian recando il mesto
Cenere e le perpetue lucerne,
E deponevan l’obolo richiesto
Dal battelliere de le ripe eterne.

  Oggi vicino al Tevere fremente
Giace defunto un Grande incoronato,
Che da la nova, adulta itala gente
Fu con giusto giudizio condannato;

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.