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poemetto giovanile. 437

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CANTO II.

  Oh! mi soffia sul volto, e avviva i lenti
Estri, misteriosa aura che muovi
Dai campi malinconici del nostro
Grande passato, e mi riporta l’eco
De le antiche battaglie italïane
Ispirandomi il carme, onde il poeta
D’ogni età, d’ogni terra, i molli ardisce
Dispettoso scompor sonni di plebe
Concittadina.

                         Pei sudati solchi
De la valle feconda, ove poc’anzi,
Traea dal mare a correre la brezza
Sui larghi campi de le spiche d’oro,
E l’allegra canzon del mietitore
Predicea le vendemmie e l’esultanza,
Luccicando nell’arme, innumerata
Una turba tumultüa di gente
Mietitrice di vite, e come irose
Onde crescenti di marea, che batte
Contro le sponde di vascello infranto,
S’avventa a la cittade. Intorno, intorno
Ai rotti muri di Nicósia e ai tetti
Stanno i suoi figli, che silenti e radi,
Ma indomiti a la nuova alba saranno
Liberi in terra o martiri nel cielo.
Mirali! Come udîr l’antelucana
Squilla pei cieli, che a la prece invita,
Caddero genuflessi. Oh! niuno è al mondo

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