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482 | arnalda di roca |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu{{padleft:522|3|0]]
Se Dio ’l concede, fia per noi redenta
Questa povera patria.” —
E nel delirio,
Da quel nobile sogno affascinato,
Strinse esultando la sua sposa al core:
E la pupilla che non pianse mai,
Nel segreto versò la generosa
Stilla d’un gaudio ch’ogni gaudio avanza.
Ohimè! nel mentre che a rilento move
Carca di tanta illusïon la nave;
Dopo la svolta d’una rupe appare
Un’altra nave! — “All’arme! All’arme! è quella
La galera d’Assano.”
E remigando
Cupa, silente, di vendetta anela,
Lunghesso la divisa onda lasciava
Un’orma luminosa; e da la poppa
Raggiavan sui pinacoli le lampe,
Somiglianti a due grandi occhi di bragia.
Continüò per breve ora la voga,
Ai fuggitivi, a gl’inseguenti eterna
Ora d’angoscia, perocchè ogni petto,
Anche animoso, palpita al pensiero
De la morte imminente; e da la creta,
Ch’è per disfarsi, l’anima si leva
A parlare con Dio che s’avvicina.
Guadagnando di spazio appressa intanto
La cacciatrice. In un balen di fiamme
Le si cingono i fianchi, e sui fugaci