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ATTO PRIMO. | 113 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu{{padleft:115|3|0]]
Negletto; e l’abbandonano suoi Figli:
Per lor forz’è, che doppio orrore ei senti
D’esser de’ proprj suoi Fratelli Padre.
- Antigone.
Lieve aver pena a paragon d’Edippo,
35Madre, ti par: ma da sue fere grotte
Bench’or pel duol, or pel furore insano
Morte ogni dì ben mille volte ei chiami;
Benchè in eterne tenebre di pianto
Sepolti abbia i suoi lumi i ei di te meno,
40Meno infelice fia. Quel, che s’appresta
Spettacol crudo in questa Reggia, ascoso
A lui fia forse; o almen co’ paterni occhj
Ei non vedrà ciò, che vedrai; Feroci,
Empj del vostro Sangue impuri avanzi
45Distruggersi fra lor: già son gli sdegni
Al colmo giunti; e in lor qual sia più sete
Mal si può dir, se di Regno, o di sangue.
- Giocasta.
Ciò non vedrò, sper’io. Ch’altro mi tiene
In questa valle sconsolata omai,