Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
10 | FILIPPO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu{{padleft:12|3|0]]
Creder li può, non che pensar: crudele
Più d’ogni crudo, che dintorno Ei s’abbia,
Filippo egli è, che m’odia; Ei, che dà norma 100
Alla Turba servil; Ei, ch’esser Padre
Non rammenta, o s’adira. Io d’esser Figlio
Già non oblìo perciò; ma se obliarlo
Potessi pur, ed allentare un giorno
Ai repressi lamenti il fren, mia fama105
Insidiata, Ei non m’udria, nè i tolti
Onor, nè il suo ver me tepido, e poco
Paterno amor da lui ripeter mai;
Di più gran ben rapito i’ mi dorria:
Tutto Ei mi tolse il dì, che Te mi tolse.110
- Isabella
Prence, ch’Ei t’è Padre, e Signor, rammenti
Mal tu così.
- Carlo
D’alma ripiena escusa
Involontario sfogo: aprirti intero
Mai non potei mio cor.