< Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
28 | FILIPPO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu{{padleft:30|3|0]]
Non lascerò giammai. Vittima al Cielo
L’empia Schiatta immolar giurai: ben forza
Loro è morir, poichè obbedir non sanno.
Or chi fia, che mel creda? A sì feroci 90
Empj Nemici il proprio Figlio, il solo
Mio Figlio, ahi lasso! aggiunger deggio.
- Isabella
Il Prence?
- Filippo
Il Prence, sì: molti intercetti fogli,
E segreti messaggi, e aperte altere
Sediziose sue voci pur troppo 95
Certo men fanno. Or tu pensa, qual sia
Di Rè tradito, e d’infelice Padre
Il doloroso stato: or tu qual sorte
Spetti a buon dritto a sì colpevol Figlio,
Per me tu’l dì.
- Isabella
.....Misera me! La sorte 100
Di tua Prole vuoi, ch’io....
- Filippo
Tu, sì; pronunzia;
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.