< Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
306 | A N T I G O N E |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Tragedie, Siena 1783, I.djvu{{padleft:310|3|0]]
- Argìa.
Morendo insieme,55
Potremmo almen di Polinice il nome
Profferire; esortarci, e pianger...
- Antigone.
Taci....
Deh! non mi far di nuovo pianger... prova
Ultima or fò di mia costanza. — il pianto
Frenar non posso....
- Argìa.
Ahi lassa me! Salvarti 60
Ch’io non ti possa?... e non morir?...
- Antigone.
Nol dei:
D’Edippo tu Figlia non se’; non ardi
Di biasmevole amor; com’io non ami
Dell’uccisore, e sperditor de’ tuoi
L’unico Figlio. Ecco il mio fallo; il deggio 65
Sola espiar. — Tutto ben sento, or tutto,
Emon, l’amor, che ti portai: ben sento
Il dolor tutto, che ti lascio. — A morte
Vadasi tosto: addio, Sorella, addio.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.