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ATTO QUINTO 97

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Carlo.

 Ed io son presto a morte:
Ferisci tu.

Filippo.

 Morrai, fellon: ma pria130
Miei terribili accenti udrete pria
Voi, scellerata Coppia. Infami; tutto,
Io tutto sò: quella, che voi d’amore,
Me, già gran pezza, di furor consuma
Iniqua fiamma sò. Di rabbia oh quanti135
Repressi moti! Oh qual silenzio lungo!...
Ma entrambi alfin nelle mie man cadeste.
A che mi dolgo? Usar degg’io querele?
Vendetta usar deggio; e vendetta estrema
Tosto m’avrò: goder giovami intanto140
Quì di vostr’onta, quì. — Già tu non pensa,
Ch’i’ mai t’amassi, Donna; e che martiro
Desse al mio cor gelosa rabbia: in basso
Loco, qual’è il tuo cor, mai non avria
Posto Filippo l’amor suo; che Donna145
Degna di me, se v’ha, tradir non puommi.

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