< Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, II.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
A T T O P R I M O. | 13 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Tragedie, Siena 1783, II.djvu{{padleft:13|3|0]]
Un dì tener nelle mie man tuoi Figli!...
Ma cotanto i’non spero._ Altro non veggio
Nell’avvenir per me, che affanni, ed onta,135
Precipizj, e rovina. Il destin mio
Sia qual si può; quì pur, se il vuoi, l’aspetto.
Finchè il periglio è mio, quì star mi posso;
Se tuo divien, cader vittima sola
Ben’io saprò d’un infelice amore.140
Clitennestra.
Il mio destin saprò ben’io dal tuo
Indivisibil far; vieppiù m’infiamma
Tuo dir franco, e modesto; ognor ti scorgo
Più degno, sì, d’altra, ben altra sorte.
Ma Elettra vien; lasciami seco; io l’amo;145
Piegarla appieno a tuo favor vorrei.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.