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EPOCA TERZA. CAP. XI. | 203 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfieri - Vita, I, Londra, 1804.djvu{{padleft:205|3|0]]della amante padrona; egli avea scoperto la [1771] mia prima gita in villa, e il cavallo lasciato tutta notte nell’albergo di campagna; ed egli, con altri di casa, mi avea poi visto e conosciuto nella seconda gita fatta in villa la Domenica sera. Egli finalmente, udito il duello del marito con me, e la disperazione di esso di dover far divorzio con una donna ch’egli mostrava amar tanto, si. era indotto nel giorno del Giovedì a farsi introdurre presso al padrone, e per disingannar lui, vendicar se stesso, e punire la infida donna e il nuovo rivale, quell’amante palafreniere avea spiattellatamente confessato e individuato tutta la storia de’suoi triennali amori con la padrona, ed esortato avea caldamente il padrone a non si disperar più a lungo per aver perduta una, tal moglie, il che si dovea anzi recare a ventura. Queste orribili e crudeli particolarità, le seppi poi dopo; da essa non seppi altro che il fatto, e menomato quanto più si potea.
Il mio dolore e furore, le diverse mie risoluzioni, e tutte false e tutte funeste e tutte vanissime ch’io andai quella sera facendo e disfacendo, e bestemmiando, e gemendo, e, ruggendo, ed in mezzo a tant’ira e dolore amando pur sempre perdutamente un così in-