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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:107|3|0]]
E tutto questo insiem, chi’io mi confonda.
Or poiché avvien, che al mio turbato ingegno
150Per te grazia dal Ciel nuova s’infonda,
Chieggo perdon, se poca fede indegno
Di sì rara pietà mi rese, e teco
153Pago di te pel liquid’aere io vegno;
Ma ovunque io vada, la caligin meco
Porto, che al nascer mio lo spirto avvolse
156Tardo a indagar le ragion alte, e cieco.
Tu, che sai quante il malor atro accolse
Fiamme nel pronto incrudelir sì acute,
159Svela i principj ascosi, ond’ei si sciolse;
Che onor tuo fia destar in me virtute
Coll’immago de’ mali, e all’uman seme
162Coll'aperta cagion recar salute.
Forse il fier morbo il sol fervido spreme
Da stuolo immenso di locuste estinte,
165Che l'Etiopi arene ingombra e preme?
O dalle fogne dentro al Nilo spinte,
Là ’ve l'Egizia Menfi in duo divide
168Coll'acque in limo di cadaver tinte,
Sorge esso allor che l’erbe e i fiori uccide
La vampa estiva, e allo scemar dell’onde
171Le chiuse agita in sè forze omicide?
Chè ognor le merci, ove il velen s’asconde,
Tratte all’occaso dall’australi terre
174Furo, e di strage a noi giunser feconde.
O forse avvien, ch’esso in perpetue guerre
L’Uom tenga, ed or a quelle parti, o a queste
177Gonfio dell’ire sue ritorni, ed erre?
Deh! dimmi quai sieno ai mortali infeste
L’acide, o l’acri, o l’alcaline parti,
180Di cui lo struggitor tosco si veste;