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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu{{padleft:11|3|0]]terza rima di Gaspero Leonarducci impressa in parte nell’anno 1739 in Venezia, fu quella che gli eccitò idee novissime di sacro poetare. Da quel punto andò pensando come crear si potesse un genere di poesia interamente spoglio dell’idee della mitologia pagana, il che non venne fatto tampoco, nella grande trattazione delle cose sacre, nè all’Alighieri nè al Sannazaro nè al Vida nè al Tasso nè al Leonarducci medesimo. Il Varano tentò rigorosamente il primo di sbandire dalla italiana poesia la mitologia pagana, mezzo secolo innanzi che la setta volgarmente appellata romantica sorgesse in Europa. Fondò egli il nuovo genere di poesia sul vero della natura e della cristiana religione; l’eseguì nelle sue maravigliose Visioni ed in molte poesíe liriche; e raccolse le principali idee del suo sistema in un discorso, che prepose alle Visioni, e che noi porremo in fronte di questo Volume. Intese l’autore, da gran poeta e filosofo qual era, che, per isbandire la vaghissima mitologia pagana, conveniva farne prova sopra il genere più immaginoso del poetare, com’è quello delle Visioni, onde avvolgere la severa e misteriosa sublimità della cristiana religione, e la sua filosofia, fredda reggitrice delle passioni, per entro alle immagini più ardite ed energiche della natura e della volgare opinione. Volevasi quindi una cotal aversione dalla terrena felicità e dall’esercizio delle dolci passioni naturalmente guaste e corruttrici, un’arida malinconía, un contento della sola rigida soprannaturale virtù: poi l’infinita e

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