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Pur benché i semi infausti non divelga
  Natura all’Uom, sempre co’ moti suoi
  612Lo punge, e al pien gioir par che lo scelga.
E ben sì lieto stato i pensier tuoi
  Cercando vanno pel tuo spirto oppresso
  615Ad onta ancor di quel, che tu non puoi.
Or perchè non ti è dato entro te stesso,
  Nè per altri oprar sì, che tu provegga
  618Al perpetuo desìo nell’Alma impresso,
Medita alfin, se fuor di te si vegga,
  E fuori dell’uman germe infelice
  621Chi il poter di bearti in sè possegga.
Pensa quanto pensar profondo lice;
  Troverai sol Dio di scienza eterna
  624Ottimo, onnipotente, e in sè felice:
Che del saper colla virtù superna
  L’Alma t’illustri sì, che ne sia scossa
  627La feconda d’error tua nebbia interna;
E colla somma interminabil possa
  La forza tua pari al desìo ti renda,
  630Tal che appien quel che brami ognor tu possa;
E sua felicitade entro te stenda
  In guisa, che tu nulla in pago farte
  633Aìta più d’esterne cose attenda.
Questi, che tua ragion comprende a parte,
  Argomenti del ver serba, e al tuo fine
  636Beato volgi in acquistarlo ogni arte;
Né prove altre ineffabili divine
  Ricercar dei, che in lor cupa chiarezza
  639S’ergon di frale ingegno oltre al confine,
Ma tua Fede avvisando esclama: Oh altezza
  Incomprensibil di letizia immensa!
  642Oh fonte inestinguibil di dolcezza!

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